Oggi, più che mai, i Volontari sono necessari per umanizzare i grandi centri ospedalieri, dove, si da più attenzione all’efficienza organizzativa ed alla tecnica. Se oggi i bisogni materiali dei malati sono inferiori a quelli di un tempo, l’isolamento e la sofferenza morale superano, forse, quelli dei passato.
LORO QUALITA’ MORALI
Il Volontario è un amico
DISCRETO, perché non s’impone mai, rispetta la personalità di ciascun malato, la sua intimità, i suoi silenzi e custodisce con riserbo le confidenze ricevute;
FEDELE, perché la regolarità delle sue visite comprova la sua amicizia. -Egli deve fare In modo di non deludere i malati,impegnandosi ad essere loro fedele;
CALMO, perché effettua le sue visite tranquillamente, senza fretta; in modo che la sua presenza possa infondere un senso di sicurezza e di fiducia;
ATTENTO, perché deve dimostrare attenzione ai desideri dei malato e dividerne le preoccupazioni. La sua premura non si propone di correggere o di educare, ma è soprattutto un dono di amicizia;
EFFICACE, perché sempre pronto ad aiutare, a collaborare con tutti, con gli Assistenti Sociali, con il personale ospedaliero e con tutti coloro che s’interessano al malati;
INTUITIVO, nel cogliere le difficoltà di ciascun malato e nel modo di aiutarlo a superarle. Il suo pensiero deve riandare spesso al malato, tra una visita e l’altra;
UMILE, perché dona la sua amicizia con semplicità senza attendere ringraziamenti;
SERIO e DETERMINATO però nel suo impegno perché cosciente che “volontario” è colui che liberamente e quindi volontariamente ha scelto questo tipo di attività, fissando tempi e modalità con i responsabili. Proprio perché libera mente scelto e non remunerato l’impegno è tanto più nobile e moralmente profondo.
LORO FORMAZIONE
La formazione dei Volontari è assicurata dall’Associazione A.V.0. locale, che organizza un corso di lezioni
tenute da volontari già in attività che portano il contributo delle foro esperienze, da psicologi, sociologi, assistenti sociali, clinici e medici che, approvando lo spirito dell’A.V.O., mettono a disposizione la loro competenza.
Al termine dei Corso, i Volontari, dopo aver sostenuto un colloquio, iniziano il loro tirocinio in Ospedale, affiancando l’opera dei volontari già esperti.
La formazione «permanente» del volontario si completa
nelle riunioni mensili indette dal coordinatore di divisione.
Le riunioni organizzate dall’Associazione e dai responsabili sono necessarie alla formazione ed all’aggiornamento dei Volontario e rappresentano un’occasione di arricchimento, di contatto, di scambio di esperienze, sempre fruttuose. E’ impossibile essere efficaci solo con i propri mezzi, per cui un lavoro di gruppo è indispensabile; infatti per mezzo di esso il Volontario apprende il modo di praticare la visita ai malati, le possibilità e le condizioni di azione.
Il Volontario non s’improvvisa. Deve cercare di comprendere il mondo dei malati, di conoscere tutto ciò che può aiutarlo ad arricchirsi e, ricevendo la tessera ed il distintivo, si impegna a rispettare lo statuto dell’Associazione ed i suoi principi.
LE RELAZIONI NEGLI OSPEDALI
I Volontari, nell’interesse dei malati, devono avere relazioni con alcuni settori dell’Ospedale, cioè:
con L’AMMINISTRAZIONE, In modo discreto e sempre con l’intervento dei responsabile dei Volontari;
con il CORPO SANITARIO, in modo particolare con il medico che dirige Il reparto in cui il volontario svolge la sua attività; infatti l’appoggio dei medici è di grande utilità, sia per il Volontario che si sente più inserito, sia per l’ammalato che può essere aiutato più efficacemente;
con l’ASSISTENTE SOCIALE. Nessuna iniziativa particolare deve essere presa senza il preventivo accordo con l’Assistente Sociale (rapporti esterni con servizi sociali, istituti previdenziali, mutue malattie, pratiche legali, lavoro, trasferimenti, rieducazione, ecc.);
con il PERSONALE DELL’OSPEDALE. Mantenere buone relazioni con tutti, salutare entrando, fermarsi qualche volta a conversare. Il comportamento amichevole non passerà inosservato e le visite saranno facilitate. Per quanto riguarda la Capo Sala è necessario rispettare la sua competenza ed esperienza; poiché le sue responsabilità sono pesanti, è necessario comportarsi nel suoi riguardi con correttezza e gentilezza;
con I RAPPRESENTANTI RELIGIOSI dei diversi culti: cattolici, protestanti, ebrei, ecc.;
con il COORDINATORE Di DIVISIONE o SERVIZIO. Il Volontario non deve dimenticare che lì Coordinatore è il primo responsabile dei Servizio. Non deve aver timore di chiedergli consigli; deve informarlo in tempo delle eventuali assenze, affinché egli possa provvedere,; segnalargli tutti i problemi e le difficoltà importanti indicargli i malati trasferiti in altri reparti o in altri Ospedali.
LA VISITA – CONTATTI UMANI
La visita dei Volontari nei reparti dell’Ospedale è amicizia, presenza calorosa, ascolto, comprensione ed aiuto. I Volontari rappresentano, nell’insieme scientifico ed organizzato che è un Ospedale, un elemento gratuito che si interessa alla persona umana dei malato; essi sono una presenza viva, sorridente e disponibile verso tutti.
Come possono i Volontari entrare in contatto, nei reparti dell’Ospedale con chi ha bisogno ?
1° – accostandosi a tutti i letti, con un sorriso per ciascun ma lato, sforzandosi di scoprire le persone che soffrono di solitudine e coloro che sono desiderosi di una visita;
2° – andando a visitare i malati che sono stati segnalati dalla Capo Sala per particolari difficoltà psicologiche;
3° – cercando in modo prioritario coloro che non ricevono visite e non hanno familiari.
E’ importante che i Volontari si presentino ai malati come membri dell’A.V.O., perché ciò evita possibilità di equivoci sulla loro persona.
E’ difficile che il malato rifiuti una distrazione, una presenza amica, quando è solo, senza visite; e, poiché il desiderio di conversare può essere più o meno intenso, sta al Volontario capire le sue condizioni di stanchezza, il suo bisogno o il desiderio di aprirsi. I contatti sono molto differenti da malato a malato,in relazione alla loro malattia ed alla durata dei soggiorno nell’Ospedale.
In ogni caso l’ammalato è sempre solo davanti alla sofferenza, vive un’avventura personale che lo rende vulnerabile e più sensibile ad una presenza amichevole.
I Volontari devono dare l’impressione ai malati di avere molto tempo a disposizione, capire quello che vogliono esprimere, indovinare ciò che non sanno dire, interessarsi alla loro malattia, senza con ciò dilungarsi eccessivamente, perché la commiserazione è nociva, aumenta lo stato depressivo dei malato, accresce il suo senso di Inferiorità se raffrontato alla salute apparente dei Volontario.
ti volontario deve cercare di comprendere l’ansia dei malati, infondendo calma, senza prefissarsi di persuaderli ad ogni costo che tutto va bene, qualche volta restando in silenzio.
Lasciando fuori dall’Ospedale le proprie preoccupazioni, i propri pensieri, i Volontari devono essere attenti, ricettivi, disponibili ai problemi dei malato, devono farlo parlare della sua famiglia, dei suo paese, dei suo lavoro, e inoltre devono saper procurare al malato distrazione, in modo di fargli dimenticare per qualche momento i suoi problemi, intrattenendolo su qualche avvenimento dei giorno e raccontandogli ciò che può interessarlo della propria vita, dei proprio lavoro, della propria famiglia e anche delle noie di salute e preoccupazioni, perché in tal modo l’ammalato si rende conto di non essere oggetto di generosità, ma soggetto di amicizia ed è quindi felice dello scambio amichevole.
Naturalmente i Volontari non intrattengono la medesima conversazione con il malato che vedono una o due volte e con colui che sanno di dover seguire per lungo tempo è necessario infatti sapersi adattare a ciascun caso.
Qualche volta i Volontari possono riportare l’impressione di non riuscire a raggiungere la confidenza con il malato, ma devono convincersi che non si può misurare la qualità di una relazione umana, li frutto di un sorriso, la risonanza di una riflessione. Quando si nota che l’ammalato attende con ansia il giorno della visita dei Volontario, si può pensare che l’azione dell’A.V.O. non sia inutile.
Occorrerà anche uno scambio dì informazioni tra i volontari che operano nello stesso reparto In modo che, sia pure con volti diversi, il malato possa continuare giornalmente il dialogo iniziato.
Possono trovarsi in Ospedale stranieri che non parlano l’italiano. Il più grande servizio che il Volontario possa rendere foro è di aiutarli ad essere compresi. Saranno gradite riviste nella loro lingua o piccoli dizionari per l’apprendimento delle parole più usate in italiano.
Si tenga presente che.fanno parte dell’A.V.O. Volontari che parlano diverse lingue.
Più in particolare per quanto riguarda l’attività di corsia:
– il degente in condizioni che non gli permettono di alzarsi dai letto, gradirà l’aiuto del volontario all’ora dei pasti;
– l’anziano che non è in condizioni di mangiare da solo accetterà chi gli taglia fino il cibo e l’aiuta a portarlo alla bocca;
– il paziente che non vuole mangiare potrà essere persuaso con cortesia ed amore che Il nutrirsi è per lui di vitale importanza ed è un doveroso concorso all’assistenza che i medici e gli infermieri gli riservano;
– il malato che ha il permesso di alzarsi -per la prima volta- specie dopo un lungo periodo di letto, si sentirà meno insicuro ed ansioso con la presenza dei volontario che gli dà coraggio e sostegno morale;
– utilissima è l’offerta dei volontario di sostituire per qualche ora la presenza dei coniuge o dei genitore.. che potranno così accudire alle loro esigenze famigliari;
– altrettanto utile è intrattenere i famigliari. Fare piccole commissioni, specie per chi non ha parenti. Fare le telefonate ai parenti o al luogo di lavoro. Scrivere una lettera o trovare libri adatti agli interessi e al livello culturale di ogni malato.
CONSIGLI PRATICI
I Volontari devono essere sempre sorridenti e aperti verso gli altri.
Non critichino l’assistenza o i servizi nell’Ospedale.
Non.portino medicinali, non diano consigli di assistenza medica, nè indicazioni terapeutiche e profilattiche di alcun genere.
Non diano l’indirizzo personale, ma solo Il recapito presso l’A.V.0.
Si preoccupino di fare accompagnare gli ammalati soli, che devono cambiare ospedale o che siano dimessi, rispondano in modo esplicito e rapidamente alle richieste di visita da parte dei malati, osservino scrupolosamente il segreto professionale.
Sul piano spirituale bisogna essere aperti al problemi di ciascuno, rispettare la libertà di coscienza dei malati, evitare qualsiasi pressione o imposizione. Ricordino loro che, se lo desiderano. hanno diritto alla visita dei Ministro dei loro culto.
IL MALATO
Negli Ospedali s’incontrano varie categorie di malati. i Volontari devono adeguare il loro atteggiamento a ciascuno di essi.
Nella MALATTIA ACUTA, il volontario deve confortarlo,.aiutarlo a lottare contro il male, ad accettare pazientemente le cure e le medicazioni anche se dolorose, in vista della guarigione.
Nella MALATTIA GRAVE, non deve stancare il malato, restare poco al suo capezzale, parlare a voce bassa, senza dire cose inutili, saper restare vicino in silenzio. Più che la parola in questo caso è di conforto la presenza. Non spetta al Volontario di rivelare al malato la gravità dei suo male, ma non deve neppure cullarlo nella Illusione e trarlo in Inganno sul suo stato.
Nel caso di INTERVENTI CHIRURGICI, il Volontario deve avere una grande facilità di contatto, essere pronto a rispondere alle domande dei malato, infondergli fiducia nell’intervento, fargli desiderare di ritornare alla vita normale, il più presto possibile, incoraggiarlo nella volontà di guarigione.
Nel caso di MALATTIE CRONICHE, generalmente l’ammalato non potrà più ritornare alla propria abitazione, e spesso neppure lasciare il letto; soffre più degli altri, perché la lucidità che ancora possiede gli fa comprendere il suo stato di persona a carico della collettività, non ammette che si sottovaluti la sua sofferenza ed ha bisogno di essere più degli altri oggetto di attenzione, essere trattato da persona cosciente. Se è risentito verso il prossimo, abbisogna di comprensione. Il Volontario deve cercare di farlo uscire da se stesso, allargando il suo orizzonte, aiutarlo ad intraprendere qualche piccola attività, a migliorarsi nella cultura, ad essere ancora utile, a dare ancora un senso alla sua vita, cercando di fargli scoprire quanto può donare agli altri, ma soprattutto non abbandonarlo mai.
Nel caso di PERSONE ANZIANE, è necessario avvicinarle con rispetto; spesso hanno gioie e pene che desiderano raccontare. Una soffre di sentirsi abbandonata
dai suoi, l’altra perché non ha più amici; ma ciò che le accomuna è che si credono inutili e tuttavia desiderano ancora amare ed essere amate.
I Volontari sono il legame che le unisce alla vita esterna, impedisce di ruminare sui loro rancori, di chiudersi nel loro egoismo senile. E’ necessario ascoltare le loro lamentele anche se ingiustificate, senza tenerne conto ed avvicinarli ai compagni di camera.
Le persone anziane hanno bisogno di essere distratte, ascoltate, tranquillizzate. E’ opportuno incoraggiarle ad interessarsi a piccoli lavori, spesso organizzati all’interno degli Ospedali.
Nel caso di MALATI DESTINATI ALLA MORTE, tener presente che quasi tutti, se coscienti, percorrono il medesimo iter che si articola in tre fasi. Il Volontario deve inserirsi in queste tre fasi ora con silenzio comprensivo e rispettoso, ora con espressioni e comportamenti di aiuto.
Nella prima fase che è di rifiuto, di rigetto umano della malattia, è utile che il Volontario s’introduca con espressioni di speranza per poter far superare lo choc iniziale e lo stadio negativo e poi, quando il paziente è pronto ad affrontare informazioni dettagliate, deve incoraggiarlo a porre domande, alle quali,se autorizzato dal responsabile dell’Ospedale, deve rispondere lealmente.
Nella seconda fase in cui il paziente diventa quasi asociale e trasferisce la sua collera su tutti coloro che lo circondano, è altrettanto utile che venga stabilito con il malato un legame di simpatia, e che venga aiutato ad esternare la sua collera, in modo che si senta quasi liberato.
Nella terza fase, superato il periodo di mercanteggiamento, in genere con Dio, per una proroga dei periodo di vita, quando il malato si angoscia per quello che perde e che ha amato, è proprio allora che si rivela indispensabile l’opera dei Volontario che lo deve aiutare a vivere lo stadio dell ‘accettazione. L’aiuto dei Volontario può essere altrettanto valido anche accanto al medico ed ai parenti, in quanto i pazienti possono trovare in lui veramente conforto.
Quando il degente che si avvicina alla morte va rendendosi conto dei veri valori della vita, è proprio allora che si rivela meravigliosa l’opera dei Volontario.
Nel caso dì MALATI MENTALI, il Volontario deve ricordare che si trova di fronte ad un ansioso, ipersensibile, la cui logica non segue la nostra, che sente il bisogno di normali relazioni umane, di una presenza veramente imparziale davanti ai propri conflitti interiori; il Volontario non deve prendere partito, non deve dare consigli, ma deve portare un’amicizia sulla quale il malato possa contare. Deve rimanere obiettivo, non cercare di entrare nei punti di vista dei malato o nei suoi modi errati di ragionare. E’ indispensabile una stretta collaborazione con il personale specializzato dell’Ospedale. Il Volontario dei reparto psichiatrico non può seguire che malati che gli sono segnalati e deve essere convinto che la sua presenza è utile, anche se i risultati non sono sempre apparenti.
Nell’ASSISTENZA Al BAMBINI, il Volontario deve portare la sua presenza gioiosa ed il suo affetto in particolar modo a coloro che non sono in grado di giocare, di imparare o di dedicarsi ad una attività qualsiasi. Delle visite ai bambini si occupino in modo particolare giovani donne,che in parte possono sostituire la presenza della mamma; con la quale è desiderabile stabiliscano fruttuosi contatti.
E’ consigliabile giocare con i bambini, interessarli a tutto ciò che può essere utile alla loro età,per fare dimenticare il tempo ed il luogo nel quale si trovano, e suscitare in essi il desiderio di amicizia, incitandoli ad essere di aiuto agli altri bambini ammalati.